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Nel 1782
il pittore francese J. Houel, descrisse con minuzia di
particolari gli abiti di gala e quelli giornalieri delle
donne di Palazzo Adriano e ne rimase talmente affascinato da
volerli immortalare nei suoi acquerelli e carboncini. Grazie
proprio all’ausilio di questi ultimi, è stato possibile
realizzare i prototipi degli abiti di gran festa, di mezza
festa, l’abito femminile e maschile del matrimonio, l’abito
della donna sposata, quello della bambina ed infine l’abito
giornaliero.Abito di gran festa: si è soliti indossarlo
ancora oggi nelle solenni occasioni come il giorno di
Pasqua, il giorno dell’Assunzione e per la festa del
Crocifisso. Realizzato in pura seta, è costituito dalla
gonna, il corpino, la keza e il velo. Tutte le parti che lo
compongono sono ricamate in oro.Abito di mezza festa: è l’abito della domenica, più modesto
rispetto a quello di gran festa ma ugualmente elegante e
sontuoso. Il tipo di stoffa è un fine damasco, le cui trame
lasciano un disegno floreale nel quale i colori hanno un
ruolo primario.Abito maschile e femminile del matrimonio: la stoffa usata
per l’abito maschile è un velluto nero, il modello è stato
fedelmente riprodotto dai carboncini di Houel dove viene
rappresentata la cerimonia del matrimonio secondo il rito
Greco-Bizantino. L’abito maschile si distingue per la
sobrietà, la linearità, l’alternarsi del bianco e del nero e
la gradevole armoniosa dualità del velluto contrapposto al
lucido raso della cintura. L’abito della donna ha lo stesso
modello di quello di gran festa, di colore beige ed è
lavorato tinta su tinta.Abito della donna sposata e abito giornaliero: l’abito della
donna sposata è di fine broccato, di colore beige, ma dalle
descrizioni degli storici e dai ricordi di qualche anziana
si sa che le donne sposate usavano indossare abiti di colore
pastello. L’abito giornaliero metteva in risalto la
semplicità e l’eleganza del portamento delle donne albanesi
di Palazzo Adriano. Esse indossavano due gonne di colore
diverso ma gradevolmente abbinate: la gonna esterna veniva
alzata e fissata in vita per evitare che si sporcasse nello
svolgimento dei lavori. Anche se manca di trine e ricami,
questo abito si presenta elegante e ricco, abbellito da una
camicia bianca con un largo colletto e maniche a
“pipistrello” che potevano essere legate nel momento del
lavoro e liberate dopo.
Abito della bambina: copiato fedelmente dagli acquerelli di
Houel, ha lo stesso modello dell’abito di mezza festa, la
stoffa è damascata e abbellito con trine e merletti. Sul
capo, talvolta, la keza poteva essere sostituita con un
piccolo chigon dorato che raccoglieva i capelli appuntati
sulla nuca.